Le donne redicole, Roma, Grossi, 1759

 INTERMEZZO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Giardino .
 
 Don MACROBIO e don TIBERIO
 
 TIBERIO
 L’abbiam passata buona.
 MACROBIO
 Ancor dalla paura
325mi tremano le gambe.
 TIBERIO
 Senti amico; giacché qui siam tornati
 senza d’esser mirati, io vuo’ che ascosi
 in qualche luogo or or fare una burla
 a queste amiche sprezzatrici; osserva,
330vedi là su quegli alberi... No, ferma...
 Vedi quei vasi, ivi vogl’io che adesso
 ci nascondiamo.
 MACROBIO
                                 E come!
 Questa è cosa difficile
 TIBERIO
                                           Perché?
 MACROBIO
 Perché! Come faremo ivi a salire?
335Ah! Non ci vado certo.
 TIBERIO
                                           Vieni; andiamo...
 Che...
 MACROBIO
              Ed io, ed io non sarà mai.
 TIBERIO
                                                              Ma guarda, (Mostra salire)
 guarda come facc’io! Su via, t’accosta.
 Son io qui, non temer.
 MACROBIO
                                            Orben, proviamo. (Sale e si pone nel vaso)
 Piano piano... Mo casco...
340Ahi ahi... Tienimi forte;
 ohimè, che batticore,
 mi viene un’altra volta un gran tremore.
 TIBERIO
 Ci sei?
 MACROBIO
                Ci son.
 TIBERIO
                               Adesso (Entra nell’altro vaso)
 io salirò come un augel volante
345per burlar questo sesso disprezzante.
 MACROBIO
 
    Don Tiberio...
 
 TIBERIO
 
                                Ma da zitto
 giù la testa.
 
 MACROBIO
 
                        Ohimè mi crepa.
 
 TIBERIO
 
 Non parlar...
 
 MACROBIO
 
                          Son fracassato.
 
 TIBERIO
 
 Non temer...
 
 MACROBIO
 
                          Ohimè! Che il fiato
350piano piano se ne va.
 
 TIBERIO
 
    Ma sta’ cheto, adesso adesso
 qui la cosa finirà.
 
 SCENA II
 
 MOSCHINA, VESPETTA e detti nel vaso
 
 MOSCHINA
 Ma che rider che fo!
 VESPETTA
 Non posso per le risa
355il fiato ripigliar; in simil guisa
 ci si torran d’intorno.
 MOSCHINA
                                          Orbene, adesso
 sediamo e poi per divertirci alquanto (Sedono)
 unite insieme qui sciogliamo il canto.
 MOSCHINA, VESPETTA A DUE
 
    Voi che spargete
360sospiri e pianti,
 folli pur siete,
 poveri amanti,
 né quanto barbaro
 sia delle femine
365sapete il cor.
 
 TIBERIO
 
 Sapete il cor.
 
 VESPETTA
 Moschina, cos’è stato?
 MOSCHINA
 Eh non vorrei che fossero i marchesi.
 VESPETTA
 Andiamo un po’ a vedere. (S’alzano e girano intorno alla fontana)
 MOSCHINA
370Andiamo pur ma piano...
 Qui non vi vedo alcuno!
 VESPETTA
                                              Né pur io.
 Via, non temer; seguiamo, (Tornano a sedere)
 cantiamo pure e in allegria qui stiamo.
 MOSCHINA, VESPETTA A DUE
 
    Voi che spargete
375sospiri e pianti
 né quanto barbaro
 sia delle femine
 sapete il cor.
 
 MACROBIO, TIBERIO A DUE
 
 Sapete il cor.
 
 VESPETTA
380Che sento! Ohimè! Mi muoro di paura. (S’alzano e si volta vedendo movere il vaso)
 MOSCHINA
 Non temer... Non saprei... Oh dio! Che vedo!
 Qual freddo gelo... io sento...
 che mi si desta in seno.
 Tremo da capo a piè... Ma... già mancarmi
385sento li spirti in seno.
 Sorella, aiuto... Ohimè... Già vengo meno. (Sviene)
 TIBERIO
 Mie luci, che mirate? (Esce dal vaso)
 VESPETTA
 Senti semti... Che miro?
 Aiuto. aiuto... Oh stelle...
390Mi si abbagliano i lumi...
 Mi vacilla la testa... E un fredd’umore...
 m’occupa in seno il core.
 Chi mi soccorre... Oh dio!
 Ahimè!... Che cado... E vengo meno anch’io. (Sviene ed esce don Macrobio)
 MACROBIO
395Vespetta... Ah che mai feci!
 TIBERIO
 Moschina, mia Moschina.
 Ah! Che più non mi sente.
 No, non temer, son io.
 MACROBIO
                                           Su via, mia cara,
 apri le belle luci, idolo mio.
400Guardami pur in volto.
 Macrobio io son che ascoso...
 VESPETTA
 Oh dio! Chi mi soccorre?
 MACROBIO
                                                Io son tuo sposo...
 MOSCHINA
 Oh! Ciel!
 TIBERIO
                    Senti Macrobio?
 Moschina mia, pian piano
405comincia a respirar?
 VESPETTA
 Oh! Dei!
 MACROBIO
                    Sì sì, mia bella...
 VESPETTA
 Come! (S’alza)
 MOSCHINA
                 Voi qui! (S’alza)
 TIBERIO
                                   Ma chi poteva stare
 senza mirar quel viso,
 gentile e delicato,
410che in mirarlo mi fa tornare il fiato.
 MOSCHINA
 Se vi sentite voi tornare il fiato
 allor che mi vedete,
 quando ch’io miro voi, me lo togliete. (Parte)
 MACROBIO
 Vespetta mia, perché mi sento acceso...
 VESPETTA
415Se vi sentite acceso...
 se tutto foco siete.., io giuro al cielo
 che per voi sono tutta un freddo gelo. (Parte)
 TIBERIO
 Macrobio?
 MACROBIO
                       Don Tiberio?
 La mia bella non vedo
420dove n’andò.
 TIBERIO
 
                           Non sono don Tiberio.
 Ma che dico?... Son io,
 son io che feci il male.
 Ah! Si corra, si vada
 senza ritegno per l’istessa strada. (Parte)
 MACROBIO
425Don Tiberio, tu fuggi... Eh! Dove vai?
 Ferma ferma... Partì... Cara Vespetta,
 ah non mi sento... Ah se tornasse almeno
 vedrebbe il mio dolor. Dunque deh! torna,
 torna bell’idol mio. Vieni... O non vieni?
430Il cor mi dice sì, no dice amore
 e intanto oh! dio, nel sen mi batte il core.
 
    Amore furbarello
 mi dice al cor di no.
 Ma il core tristarello
435risponde: «Signorsì»;
 e amore traditore
 ritorna a dir di no.
 
    Risponde il cor: «Perché?»
 Perché sol io lo so.
440E il core poverino
 sbalza di qua, di là.
 Ahi chi mi dice almeno
 se l’idol mio verrà. (Parte)
 
 SCENA III
 
 Camera.
 
 MOSCHINA, indi don TIBERIO
 
 MOSCHINA
 Raccor non posso il fiato; e il cor mi sento
445palpitare nel sen per lo spavento.
 Prendiamo un po’ di tregua
 con il solito studio. (Siede)
 TIBERIO
 Scusi, signora mia, se la disturbo.
 (Potessi almen placarla).
450Io vorrei... Se pur lei...
 Deh via, mi senta...
 MOSCHINA
                                      Andate,
 più vedervi non voglio.
 TIBERIO
 Ma signora, se il caso o l’accidente...
 MOSCHINA
 Di voi, dico, no non m’importa niente.
 TIBERIO
455Ma senta una parola,
 per farla divertire
 ho qui meco portato
 alcuni libri e credo
 che molto a caro le saran.
 MOSCHINA
                                                (Vediamo,
460sul debole m’ha preso).
 TIBERIO
                                             (Ho colto il punto?)
 Veda, signora mia,
 qui v’è fra gl’altri un libro intitolato
 Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno
 che al suo raro talento
465sarà di gradimento.
 MOSCHINA
 Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno? (Legge)
 Oh bello, oh bello invero.
 TIBERIO
 (Mi par d’avere alfine
 la gran rocca espugnata).
 MOSCHINA
                                                Oh! Quest’è buona!
 TIBERIO
470Ci trova il suo piacere?
 MOSCHINA
                                             E come! Oh senta!
 Senta, se rider vuole, c’è Bertoldo,
 della sua diva amante ma in amore
 disgraziato e infelice.
 TIBERIO
 Così son io, signora.
 MOSCHINA
475Nel momento fatale
 che in una copia espresso
 vide l’originale,
 valli e monti passò. portando impresso
 l’originale in mente e nella mano
480la favola espressiva
 che teneva di lei l’imagin viva.
 TIBERIO
 Bella, languir mi sento.
 MOSCHINA
 (Ancor non mi capisce).
 E non trovando poi
485la sua diva, che amava,
 o fedele e costante,
 come di poesia fu fatta amante,
 ora al giardino ed ora in casa andava
 e qualche volta ancora ci buscava.
 TIBERIO
490Ed io, ed io, signora, che per voi
 fatto ho l’istesso or or...
 MOSCHINA
                                             (Né pur m’intende).
 E voi, e voi pensate a quel che dico.
 TIBERIO
 Signora, io ci ho pensato
 ma nulla intender posso del mio fato.
 MOSCHINA
 
495   Già l’ho detto, l’ho spiegato. (S’alza con impeto)
 E pur voi non m’intendeste.
 Siete un pazzo, un insensato,
 che di più sentir vorreste!
 Che io vi dica: «Mio tesoro,
500per voi peno per voi moro».
 Non è vero, vi sbagliate,
 v’ingannate in verità.
 
    Non mi fate lo stordito,
 ripensate a quel ch’ho detto
505che da voi s’intenderà. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 TIBERIO, indi VESPETTA
 
 TIBERIO
 Ma come va la cosa? Io non l’intendo.
 «Vide Bertoldo, in una copia... espresso...»
 Dunque son io la copia ed io son desso.
 VESPETTA
 Dove sta mia sorella?
 TIBERIO
510Non mi state a seccare le budella.
 VESPETTA
 Guardi, signor marchese,
 che nuova moda è questa.
 TIBERIO
 Mi si volta la testa:
 «Or al giardino e ora a casa andava
515e qualche volta ancora ci buscava».
 VESPETTA
 (Oh! Questa è un’altra scena).
 TIBERIO
 
    Ch’io vi dica: «Mio tesoro,
 per voi peno, per voi moro»
 la sbagliate in verità.
 
 VESPETTA
520Mio signore, che dite?
 TIBERIO
                                           Il mio carvello
 dove n’andò crudele,
 crudele, tu te lo portasti via.
 VESPETTA
 Che dite? Che pensate?
 TIBERIO
 Penso e dico che tu sola ne fosti
525la ladra disleal; dammelo adunque,
 dammelo in quest’istante.
 Ho perduto il cervel, misero amante.
 
    Il cervello ahimè... Ch’è stato?
 Dove è andato?... Ohimè è fuggito;
530chi l’avesse mai trovato
 me lo dia per carità.
 
    Mia padrona, se lha lei,
 me lo torni presto qua.
 
    Non signora, non è quello,
535non lo voglio... Ma bel bello
 me lo lasci almen veder.
 
    Zitto zitto, mi par esso.
 Sì signore, eccolo lì.
 
    Via via, non è l’istesso.
540Che mi vuol burlar così.
 
    Per pietà, chi lo trovasse
 non lo perda, me lo dia,
 me lo dia per carità. (Parte)
 
 SCENA V
 
 VESPETTA, indi MACROBIO con il servitore
 
 VESPETTA
 Poveri amanti, a che siete ridotti,
545a far gli spasimati e per amore
 qualche volta impazzirvi.
 MACROBIO
 Piano piano vorrei... Non so che faccio.
 Vado o non vado? Cosa fo? Mi fermo?
 Eh si vada, che mai mi vorrà dire.
550Alfine, alfine io vengo
 per dimandarle scusa.
 VESPETTA
 Torna Macrobio, adesso
 mi voglio vendicar.
 MACROBIO
                                      Signora mia...
 VESPETTA
 Nascondersi così, farmi paura,
555bada, me l’ha a pagar.
 MACROBIO
                                           Torniamo indietro...
 Non mi par cosa adesso.
 VESPETTA
                                               E poi, e poi...
 Chi è di là.
 MACROBIO
                       Son io,
 son io, bella Vespetta.
 Non mi guardate storto.
 VESPETTA
                                              E avete faccia
560ancor di venir qua.
 MACROBIO
                                      Ma son venuto
 per domandarvi... Anzi mi faccia grazia. (Dà cenno al servitore, s’avanza e parte poi)
 Guardi.
 VESPETTA
                  Che robba è questa?
 Che redicola moda.
 MACROBIO
 E questa?
 VESPETTA
                      Ohibò, mi fanno rabbia, antiche
565senza buon gusto; io credo
 che usassero d’allora
 che non era il Seicento entrato ancora.
 MACROBIO
 (Oh che diavol di testa è questa mai!)
 E questa?
 VESPETTA
                      E questa pur... Ma no, l’è bella.
 
 SCENA VI
 
 MOSCHINA e detti
 
 MOSCHINA
570Vespetta, mi rallegro.
 VESPETTA
                                          Appunto, vieni,
 guarda, guarda sorella questa cuffia
 di nuova invenzion.
 MOSCHINA
                                       L’è molto bella.
 Macrobio, addio.
 MACROBIO
 Le sono servitore. (Quell’addio
575ha ferito il mio core).
 MOSCHINA
 (Costei lo sprezza; ed io
 di me lo vorrei amante).
 VESPETTA
 Di tante che ha portate
 questa sola mi piacque.
 MACROBIO
580E pure, o bella mia... (A Vespetta)
 VESPETTA
                                          Tacete omai...
 MOSCHINA
 (Siete pur buon, signor Macrobio mio).
 MACROBIO
 (Peggio, mi dice «mio», mi dice «addio»).
 Ma gradirebbe lei... (A Vespetta)
 VESPETTA
 Chi è di là? Un altro specchio. (Esce un servitore che poi torna col specchio)
 MACROBIO
585Lei m’ha ferito, oh! bella,
 ora e poi sempre, cara Moschinella. (A Moschina da parte)
 VESPETTA
 Così va ben, l’è bella e galantina.
 Che ti par? Che ne dici? È ver Moschina?
 
    Mi par galantina,
590mi sembra fra tante
 leggiadra e bellina
 che accresce al sembiante
 e grazia e beltà.
 
    Con questa i merlotti
595vedrò civettare;
 per me lo studiare,
 sorella, non fa. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 MACROBIO e MOSCHINA
 
 MACROBIO
 (Neppur mi ringraziò ma non importa.
 Tra quel «mio», quell’«addio»,
600tutto è l’imbroglio mio).
 MOSCHINA
 Che ne dite, signore, del disprezzo
 che vi fe’ mia sorella?
 MACROBIO
 Di lei nulla mi preme.
 Sol quel «mio», quell’«addio»...
605Vorrei dire che fosse...
 MOSCHINA
 Non so, direi... Ma oh dio!...
 MACROBIO
 (Vada Vespetta al diavolo.
 Quell’«oh dio!» quell’«addio»
 il cervello e li sensi mi rapio).
 MOSCHINA
610Si fermi in grazia lei... (S’arresta con grazie e dice)
 MACROBIO
 Ma voltatevi un poco.
 Per voi son tutto foco.
 MOSCHINA
 E di Vespetta poi?
 MACROBIO
 Dopo ne parleremo, oh! via carina.
 MOSCHINA
615(Il colpo è fatto); ed io v’amo e v’adoro
 e voi sempre sarete il mio tesoro.
 MACROBIO
 Ed io, ed io da ver vi dono il core.
 MOSCHINA
 Ed io vi giuro infin ch’è vivo amore.
 MACROBIO
 
    Cara, mi sento in petto
620brillar per gioia il cor.
 
 MOSCHINA
 
    Caro, su quell’occhietto
 veggo scherzare amor.
 
    Donami il core, oh dio!
 
 MACROBIO
 
 Prendi carina il mio.
 
 A DUE
 
625Prendilo che tel dono,
 dammelo per pietà.
 
 MOSCHINA
 
    Ma che farai del mio?
 
 MACROBIO
 
 Del mio che ne farai?
 
 A DUE
 
 In questo seno, oh dio!
630fedele il serberò.
 
 MOSCHINA
 
    Ah se tu sei fedele...
 
 MACROBIO
 
 Se non sarai crudele...
 
 A DUE
 
 Sì caro, in questo seno
 fedele il serberò. (Partono)
 
 SCENA VIII
 
 Sala di festino publico, con diverse maschere che giocone.
 
 TIBERIO, indi VESPETTA mascherati
 
 TIBERIO
635Il mio cor vigilante
 femmi scoprire dalla cameriera
 che Moschina mia bella
 deve portarsi qua fra pochi istanti; (Siede)
 mascherato così, venir qui volli
640per vederla, pregarla
 e alfin se mi riesce anco sposarla. (Esce Vespetta e, doppo essersi accostata al tavolino del gioco, va a sedere)
 Che bella mascherina,
 mi par tutta Moschina.
 Chi sa, chi sa ch’essa non sia; proviamo; (S’alza e va a sedergli vicino)
645mascherina, mi dica,
 vuole il caffè?
 VESPETTA
                            Lo gradirò di cuore.
 (Mi vuo’ prender piacere).
 TIBERIO
 Ehi dove siete? Olà, caffè portate. (Esce un cameriere che poi torna col caffè)
 Moschina, mia Moschina...
 VESPETTA
                                                   Cosa dite?
650Quest’è Tiberio al certo...
 TIBERIO
 Sbagliai... Mi scusi... Volli dir... Colei...
 colei ch’ha il figlio con la benda agl’occii...
 Prenda signora mia... (Gli dà il caffè)
 Che vibra le saette
655e pian piano nel core s’intromette... (Prende anche Tiberio il caffè)
 
 SCENA ULTIMA
 
 MOSCHINA e MACROBIO, parimente mascherati parlando con un cameriere, e detti
 
 MOSCHINA
 Intesi, quello è don Tiberio e crede
 che quella, con cui parla, che sia io.
 Vi sono serva. Oh! Che piacer, che gioia! (Sedono e prendono il caffè)
 MACROBIO
 Non ci diamo a scoprire.
 TIBERIO
660Dunque, se a lei piacesse,
 se non gli dispiacesse,
 mascherati così, darsi la mano...
 VESPETTA
 (L’alocco mi va a genio).
 Caro mio amore, adesso
665però non mi par cosa; io vuo’ che pria
 ci divertiamo un poco. (S’alzano e vanno ad uno de’ tavolini a giocare)
 TIBERIO
 Andiamo pure, o cara.
 MACROBIO
 Sposuccia mia diletta,
 che dirà don Tiberio
670quando saprà che sposo mi son fatto.
 VESPETTA
 Se non sbaglio, colei mi par Moschina;
 me ne voglio accertare.
 Signore, se li pare
 invitiam quelle maschere a giocare.
 TIBERIO
675E chi il può contradire,
 se lei mi fa languire.
 VESPETTA
 Maschere, favorite.
 MOSCHINA
 Vi servo. Andiamo o caro. (S’alzano e vanno al tavolino)
 MACROBIO
 Che gioco vogliam fare?
 TIBERIO
                                              Eh giocaremo
680al picchetto d’amor.
 MOSCHINA
                                       Non mi dispiace. (Si danno le carte)
 TIBERIO
 Tocca a me; gioco quadri.
 MACROBIO
 Ecco rispondo.
 VESPETTA
                              Anch’io.
 MOSCHINA
 Prendo e poi metto a cori.
 TIBERIO
 Eccola qui servita.
 VESPETTA
                                    Non ne voglio.
 MACROBIO
685Di questi poi non ho.
 VESPETTA
                                         Lo so che il core
 gliel’ha rubbato amore.
 TIBERIO
 Bravo signora mia.
 (Mi comincia di già la gelosia).
 VESPETTA
 Quella maschera è bella.
 TIBERIO
690(Mi sento rosicare le budella).
 MOSCHINA
 Segua a giocare. (A Macrobio)
 MACROBIO
                                  Tocca a me;
 cori non ne ho, le dico.
 Quella è Vespetta al certo. (A Moschina)
 TIBERIO
 Colui guarda un po’ troppo.
 VESPETTA
695Ma cosa avete mai?
 MACROBIO
 Via dunque, mascherina. (Tocca la mano a Vespetta)
 TIBERIO
 Ma toccarsi la man, toccarsi il piede...
 (Oh non ne posso più; adesso sbotto).
 Giochi e bassi le mani. (Forte a Macrobio)
 MACROBIO
                                             Che creanza.
700E lei con chi l’ha. (S’alzano Macrobio e Tiberio, indi Moschina e Vespetta)
 TIBERIO
                                   Adesso
 gliela farò vedere.
 VESPETTA
 Cosa volete far.
 MOSCHINA
                               No, non s’incomodi.
 VESPETTA
 Deh! Fermatevi in grazia. (S’alzano tutte le maschere e timorose vanno via e poi tornano)
 MACROBIO
 Uh poveretto me.
 TIBERIO
                                   No, non occorre.
 VESPETTA
705Oh! Via, lo lasci andare.
 TIBERIO
 Lo vo’ da parte a parte trapassare. (Mette mano alla spada)
 
    Lei si scanzi, non mi tenga,
 no, nessuno mi trattenga
 ch’or lo voglio sbudellar.
 
 MACROBIO
 
710   Ma perché, che cosa ho fatto.
 Mascherina per pietà.
 ah! vi prego a riparar. (Viene incalzato da don Tiberio)
 
 MOSCHINA, VESPETTA A DUE
 
    Via si fermi. Via non faccia.
 Abbia un po’ di civiltà.
 
 TIBERIO
 
715   Mi perdoni; eh che le pare
 far da bello, far da caro.
 Me la devi or or pagar. (Come sopra)
 
 MACROBIO
 
    Lei si sbaglia; piano, piano,
 non è vero... Adesso, adesso
720sì signor, io metto mano.
 Mascherina per pietà.
 
 TIBERIO
 
    Su difenditi.
 
 MACROBIO
 
                              Ma aspetti
 che la spada cavi almen.
 
 TIBERIO
 
    Su parate.
 
 MOSCHINA, VESPETTA A DUE
 
                         Ma fermate.
725Deh! Non faccia per pietà.
 
 TIBERIO
 
    Lei si scosti; ho risoluto,
 or lo voglio qui finir. (Come sopra)
 
 MOSCHINA
 
    Ma guardi. (Si leva la maschera, indi Macrobio)
 
 MACROBIO
 
                            Ma veda.
 
 TIBERIO
 
 Che miro! Moschina.
 
 VESPETTA
 
730Che vedo! Macrobio.
 
 MOSCHINA, MACROBIO A DUE
 
 Noi sposi già siamo,
 riparo non v’è.
 
 TIBERIO
 
    Ma come? Che cosa.
 
 VESPETTA
 
 Ma questo è un imbroglio,
735non voglio così.
 
 MACROBIO
 
    L’imbroglio è già fatto,
 ciascun se ne stia,
 la cosa finì.
 
 TIBERIO
 
    Se la cosa fu così
740or rinfodero la spada
 e con te mi sposerò. (Si vanno accostando le maschere che poi formano il ballo)
 
 VESPETTA
 
    Sì caro mio bene,
 ti dono il mio core.
 
 TIBERIO
 
 Ti giuro il mio amore.
 
 A DUE
 
745E tua
                  già son io,
 E tuo
 mio dolce tesor.
 
 TIBERIO
 
    Che cosa?
 
 MACROBIO
 
                         Che dite?
 
 TIBERIO
 
 Capisco.
 
 MACROBIO
 
                   V’intendo.
 De’ nostri sponsali
750la danza formar.
 
 TIBERIO
 
    Su dunque ballate.
 
 MACROBIO
 
 Su presto danzate.
 
 TUTTI
 
 Si doni ad Imene
 sì nobile cor.
 
 MOSCHINA
 
755   Quel piede...
 
 VESPETTA
 
                              Quel braccio...
 
 MOSCHINA
 
 Gentile...
 
 VESPETTA
 
                    Leggiadro...
 
 A QUATTRO
 
 Accende, innamora,
 stupire mi fa.
 
 TIBERIO
 
    Mio bene...
 
 VESPETTA
 
                           Idol mio...
 
 MACROBIO
 
760L’amore...
 
 MOSCHINA
 
                      La fede
 ti torno a giurar.
 
 VESPETTA, TIBERIO A DUE
 
    Che intreccio gentile.
 
 MOSCHINA, MACROBIO A DUE
 
 Che nobile danza.
 
 TUTTI
 
 Che vago ballar.
 
 Fine